Vedere è una funzione fisiologica, guardare è un atto istintivo o intenzionale.
Noi vediamo a patto di tenere gli occhi aperti, ma guardare è più complesso; richiede attenzione, curiosità, preoccupazione, paura, amore e così via. Si apre quindi il mondo delle emozioni, dei sentimenti, a volte del “cercare”.
Nel guardare si può anche “trovare”: trovare risposte; qualcosa che si è perso; uno sguardo reciproco in un incontro; scorgere ciò che ci incuriosisce; perdersi e ritrovarsi.
Lo sguardo interiore personale partecipa al processo, e nel “guardare” insieme una stessa cosa, possiamo quindi avere esperienze simili o differenti .
Nel vedere/guardare, essere visti/guardati si produce una varietà di relazioni ed emozioni, accadimenti e sospensioni.
Ognuno costruisce un proprio mondo: percepito, sentito, pensato, elaborato: mai del tutto uguale a quello dell’altro, anche se grazie al linguaggio ci intendiamo (o fraintendiamo).
Guardare e riguardare nel tempo qualcosa che cambia, ci porta a scoprire un divenire, una progressione fatta di momenti, e a confrontarci, bene o male, con questa esperienza, prendere consapevolezza, quasi come una meditazione.
Qualcosa cambia fuori e dentro ognuno di noi, ma tutti affrontiamo un tema assoluto e collettivo come una pandemia, nella contraddizione dell’isolamento in un avvenimento corale, mondiale che ci unisce.
Un virus, invisibile, ci ha spinto a vedere, guardare e vivere, aspetti della vita personali e sociali, che molti non avrebbero mai immaginato, tra le mura delle proprie stanze, durante le brevi uscite consentite e tramite “contatti” via web.
Nelle foto di Pierpaolo troviamo sguardi pensosi o assorti, quasi sentiamo il rumore di fondo dei pensieri se ci soffermiamo.
Durante i mesi del COVID 19, ho sentito molte persone che nel vivere questa condizione di “tempo sospeso” scoprivano relazioni intriganti fra il trascorrere naturale del tempo della stagione primaverile, e di quello personale in  subbuglio. Per alcuni un’avventura, per altri fonte di disagio.
Nella narrazione per immagini di Pierpaolo, ho ritrovato alcune emozioni vissute in quel periodo, sia personali che raccolte durante i colloqui o nei gruppi di lavoro via web. 
La sensazione è che questo libro-diario ci racconti le emozioni di questa “sospensione”, attraverso lo sguardo fotografico, al di là del dramma emergente in alcuni momenti di reportage, e ci permetta di cogliere la poesia della vita e il suo mistero. 
Ringrazio Pierpaolo per avermene fatto partecipe.


Lapo Felicioni
Psicoterapeuta - Arteterapeuta
error: Content is protected !!